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Garante Privacy: "Internet è uno strumento pericoloso"

Continuano le polemiche per la pubblicazione dei 740

«Ieri abbiamo detto che i dati sul reddito non devono essere diffusi in Internet con le modalità adottate dall’Agenzia e per chi li abbia scaricati da Internet deve cessare la diffusione. Nel provvedimento abbiamo anche specificato che questo non toglie nulla alla conoscibilità dei dati con le modalità tradizionali negli elenchi presso i comuni, non toglie nulla alla trasparenza, non toglie nulla al diritto di cronaca cioè alla possibilità per i giornali di pubblicarli. I giornali possono continuare a pubblicarli nel rispetto delle regole del giornalismo e delle regole deontologiche, cioè se si tratta di notizie di interesse pubblico»: lo ha detto Francesco Pizzetti, presidente del Garante per la protezione dei dati personali.

«Dal 1973 il legislatore ha stabilito che i redditi degli italiani siano conoscibili. Il Garante ha sempre confermato la conoscibilità di questi dati e la loro pubblicabilità sui giornali nel rispetto del diritto di cronaca e non intende assolutamente porsi come ostacolo. Internet - però - è uno strumento pericoloso. Il sito dell’Agenzia delle entrate è aperto a tutti senza filtri e senza password: 40 milioni di posizioni contributive - persone fisiche, persone giuridiche, società, istituzioni pubbliche - possono essere scaricate senza alcuna protezione. Tali dati possono essere stati manipolati e c’è persino il rischio di furti d’identità. E per ripristinare i dati manipolati sarebbe poi necessaria una lunga e difficilissima trafila all’Agenzia delle entrate, mentre su Internet nessuno sarebbe in grado di garantire che i dati vengano cancellati o che siano corretti. E proprio questo uno dei temi su cui i garanti di tutto il mondo si misurano con grande difficoltà» ha proseguito Pizzetti.

Secondo il presidente dell’Autorità, «la pubblicazione dei redditi online più che servire a contrastare l’evasione fiscale può essere una forma di controllo sociale. La lotta all’evasione non si fa certo in questo modo: chi evade la tasse non compare certo tra coloro che dichiarano i redditi».

Da una indagine del Garante risulta che «non c’è alcun paese al mondo che accetta questo tipo di consultazione. Solo in Norvegia c’è una forma che può ricordare lontanamente quella italiana, comunque con un accesso limitato nel tempo che tra l’altro sta suscitando polemiche anche in quel paese».




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