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Legge 626: Ogni giorno 5 denunce

Guariniello: le aziende curino la prevenzione

«Sul mio tavolo arrivano 5-6 denunce di mobbing al giorno. Altre vanno direttamente verso un percorso civile, per un licenziamento contestato o per un danno da risarcire». Raffaele Guariniello, procuratore aggiunto a Torino, è il magistrato italiano con la casistica più ampia tra indagini, rinvii a giudizio, processi, patteggiamenti e condanne in tema di sicurezza sul lavoro e, quindi, anche di mobbing. Dopo le prime sentenze, di anno in anno, è stata un'escalation di denunce. «Ho un ufficio apposito con ufficiali di polizia giudiziaria addestrati per valutare il mobbing: testimoni, documenti, ispezioni sul luogo di lavoro, referti medici».

Perché questa escalation?
«In realtà il fenomeno c'è sempre stato. Oggi però è maggiore l'attenzione nei rapporti di lavoro. C'è la consapevolezza che l'autorità giudiziaria sta attenta. Infine, è cambiato l'atteggiamento dei medici competenti. Un tempo non avrebbero mai denunciato un caso di mobbing, mentre oggi il fenomeno è oggetto di referti e di denunce da parte dei medici del lavoro. Anche perché hanno l'obbligo, penalmente sanzionato, di refertare. Due casi su sei sono segnalati direttamente dai medici».
Con una sentenza del 29 agosto 2007 però la Cassazione ha detto che non esiste il reato di mobbing...

E allora?
«Mentre in Francia esiste nel codice il reato di mobbing, da noi non è contemplato. Il mobbing però è perseguibile per reati connessi agli atteggiamenti mobbizzanti. Per esempio i maltrattamenti, l'abuso di ufficio, la violenza privata, le molestie anche sessuali, l'estorsione. Senza contare i casi in cui vi sono disturbi causati dai soprusi sul lavoro che portano a una malattia professionale indennizzata dall'Inail. Allora c'è anche la lesione personale».

La legge 626, sulla sicurezza nei posti di lavoro, prevede obblighi di prevenzione. Vale anche per il mobbing?
«Certo. Al riguardo è importante una sentenza della Cassazione che, in sintesi, afferma: il datore di lavoro deve adottare misure di prevenzione contro il mobbing, rischio professionale come il rumore, l'amianto, l'esposizione a sostanze chimiche tossiche, eccetera. Una rivoluzione perché indica come rischi emergenti quelli di natura psico-sociale. Il rischio, cioè, di danni all'integrità psichica del lavoratore. Le aziende hanno l'obbligo di prevenire il mobbing ».

In quale modo?
«Occorre un codice etico di comportamento aziendale, un regolamento interno che stabilisca doveri e conseguenze cui si va incontro se si tengono atteggiamenti mobbizzanti e i modi per eliminare i rischi del fenomeno. Un codice ha anche un importante valore educativo. Alcuni enti cominciano ad averlo e a vigilare sulla sua osservanza. E' un obbligo come quello della sorveglianza sanitaria».

Sorveglianza sanitaria sul mobbing?
«Una recente condanna, confermata in Cassazione, ha punito un medico aziendale che a un lavoratore con disturbi psichici da mobbing ha risposto di non essere competente. In realtà era suo obbligo affrontare il caso. Nel caso della sentenza, il lavoratore si sentiva gravemente penalizzato dall'azienda: assunto con una preparazione giuridica era utilizzato per compiti di alta ingegneria. Il medico è stato condannato in base alla 626, con prospettive di applicazione completamente nuove. Un esempio riguarda i dipendenti delle banche e il rischio rapina. E' un infortunio sul lavoro ma può avere anche conseguenze di natura psichica. Abbiamo fatto un'indagine in tutte le banche per vedere se si teneva conto di questo rischio. Oggi hanno tutte corsi per i lavoratori su come ci si deve comportare in caso di rapina e un codice a cui attenersi. C'è anche lo psicologo per il lavoratore che ha subito la rapina».

... da corriere.it




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